“La famiglia era una famiglia di artigiani ed artisti”

Con questa frase comincia il video racconto di Massimo e Tiziano Quattrini.

Per capire come nasce la loro passione per la progettazione, la meccanica, la musica e le ruote…

 

 

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Il papà di Massimo e Tiziano si chiamava Mario.  

Ecco la sua biografia.

Da dove tutto ha avuto  origine…

Mario Quattrini, padre di Massimo e Tiziano, è nato a Jesi nel 1913.

Durante la scuola lavora anche da apprendista nell’officina Breda del suo paese. Terminati gli studi di Perito industriale si trasferisce ad Ostia dove lavora all’idroscalo fabbricando i galleggianti degli idrovolanti in alluminio e ribattini (una delle tecniche meccaniche da lui usata più tardi nella costruzione di modelli navali).Poi lavora affittando biciclette, tra cui alcune inventate e costruite da lui ( il social ciclo che a differenza del tandem dove i ciclisti si trovano uno davanti e l’altro dietro si trovano invece con le spalle a contatto).  Appassionato di moto, spesso ne modificava la forma e le prestazioni.

Con la guerra perde tutto: biciclette e negozio.

Sfollato in Abruzzo fino alla fine della II° Guerra mondiale, non si perde mai d’animo e fa i più disparati lavori per vivere (per un caso fortuito non partì per la guerra di Russia dove il suo battaglione venne annientato dal nemico). Dopo il conflitto mondiale torna ad Ostia e, ventitreenne diventa assistente tecnico nell’Istituto Tecnico Nautico di Roma Marcantonio Colonna dove insegna officina e riparazione ai futuri Direttori di macchine marine di navi mercantili. Lì affina le sue già note doti di insegnante tecnico insieme ai suoi allievi e trasferendo le sue conoscenze nel modo a lui più congeniale riesce a far capire con modelli funzionanti ciò che i ragazzi avrebbero trovato nella vita lavorativa.

La realtà politica di quei tempi lo incoraggia nel suo lavoro e incomincia a produrre quello di cui era appassionato: i modelli navali.

Nei primi tempi con l’aiuto di un suo collega fabbricava modellini in legno, poi da solo inizia il lungo percorso durato molti anni nella realizzazione di modelli navali in metallo (ottone, acciaio e bronzo ). I suoi modelli si trovano nei più importanti istituti tecnici nautici italiani, considerati delle vere e proprie opere d’arte.

Sotto le sue mani esperte il metallo prendeva forma e con una facilità incredibile realizzava le sue opere come un artista quale era. Cordiale e d’animo innocente diventava burbero con chi non gli era congeniale. Aveva la capacità di rimanere attento e concentrato nelle sue attività lavorative anche per giornate intere dimenticandosi completamente del mondo circostante. Era un mago nel creare dai disegni forme metalliche plastiche e filanti. Si celavano dietro la sua risata spassosa e accattivante consigli pratici e proverbi sibillini.

Ricordato da chi lo conosceva, i suoi modelli didattici erano funzionanti, come quella piccola locomotiva che dopo essere stata messa in riscaldamento, schizzava via fischiando a tutto vapore e finiva rovinosamente a terra uscendo dai suoi piccoli binari.

Mario conclude la sua carriera nell’istituto tecnico Nautico di Roma dove insegnava da più di 40 anni nell’officina meccanica, grazie alla sua grande passione e talento manuale continua anche da pensionato a lavorare il metallo a lui più affine, ottone, bronzo e acciaio.

Morì a Roma nel 1997.

Fin da piccoli i figli Massimo e Tiziano respiravano l’ambiente laborioso del padre Mario che li appassionava costruendo per loro oltre ai modelli navali, plastici per trenini, tricicli, biciclette, e tante altre costruzioni e giochi. Rimane nel cuore e nella mente l’immagine della realizzazione dei modelli dal disegno fino alla realizzazione dei pezzi che assemblati insieme creavano l’opera finale.

Crescono continuando a modificare motorini e macchine sia nella carrozzeria che nel motore, nella loro natura l’elaborazione è una costante che li accompagnerà sempre: non c’è cosa che può essere modificata e migliorata per le proprie esigenze!